Gli anni ’50 portarono Angioletti a Santa Maria la Bruna con due sogni: una casa in campagna e la ComES.
Le frequentazioni di Torre del Greco erano iniziate nel 1957, quando fu ospite nella villa-salotto culturale di Clotilde Marghieri, che si era trasferita alle falde del Vesuvio ambientandovi il suo celebre libro “Vita in Villa”.
Qui Angioletti decise anch’egli di stabilirsi, sulla scorta di tanti altri ospiti illustri, e di intraprendere la sua “ultima avventura”.
Una sera di aprile del ‘ 57, mentre da una terrazza illuminata dal sole cadente guardavamo il paesaggio e la casa di Leopardi, solitaria tra i pini, «È un salto nel buio», disse, «è la mia ultima avventura, ma avrò la mia casa di campagna, qui, in questo paesaggio del quale mi sono innamorato» (Clotilde Marghieri)
Alla casa, terminata nel 1958, lo scrittore diede il nome di “Elzeviro”, in omaggio all’attività giornalistica che gli aveva permesso di costruirla. E qui Angioletti, insieme alla moglie Pia, trascorse il suo tempo fra scrittura, lettura di libri e giornali, incontri con amici o persone che chiedevano di conoscerlo, così come testimonia anche il giornalista Ermanno Corsi.
Intanto si andava concretizzando l’idea della ComES: a Napoli si riunirono trecento letterati, rappresentanti di ben 21 nazioni, per creare un movimento di intellettuali che favorisse gli scambi e l’integrazione tra i diversi paesi del continente.L’atto costitutivo fu firmato a Torre del Greco dal Notaio Giuliano Lacovara: Angioletti vi fu accompagnato dall’amico libraio torrese Raffaele Falanga.
In questa terra meridionale il milanese Angioletti si interrogò sulle reazioni del grande poeta Leopardi di fronte alla meraviglia di questo luogo incontaminato; amò tanto Torre Del Greco, le sue campagne e la bellezza dei suoi paesaggi forse perché si scagliò sempre contro la civiltà moderna, distruttrice dei valori spirituali con il suo tecnicismo materialistico e contro il lucido e freddo razionalismo. Forse in quella campagna Angioletti ritrovava la sua “poesia”, l’atmosfera surreale, l’essenza originaria e profonda delle cose.
Ne sono la prova le descrizioni e le morali che ci ha lasciato negli elzeviri scritti qui, a due passi dalla scuola, nella sua casa-rifugio con lo studiolo rivolto verso Villa delle Ginestre. E quando fu ricoverato a Napoli per un terza operazione, a chi gli chiedeva quando si sarebbe messo al lavoro per il libro che aveva già promesso a Bompiani, rispose: “A Torre, a Torre!”
Ma nella notte tra il 2 e il 3 agosto Angioletti morì. Era l’anno 1961.